IBA-LIC
Irresistibile.
Ci sono scrittori che alzano la voce e scrittori che parlano piano. Scrittori
che usano effetti speciali e scrittori capaci di lasciar trasparire le
cattiverie più feroci con grande leggerezza, quasi di nascosto, quasi senza
darlo a vedere. Ibargüengoitia è uno di questi. Uno capace di far emergere il
senso del ridicolo tra una preposizione articolata e un sostantivo, tra una
notazione ironica e un understatement
appena accennato. Maten al león si
svolge in un’isola oceanica dominata da un dittatore, Estas ruinas que ves fa parte della tetralogia di “Plan de Abajo”,
un’immaginaria regione del Messico. Dei suoi personaggi, dopo che
Ibargüengoitia se li è tranquillamente e saporitamente masticati, non ne esce
uno vivo. Non vi stupirà sapere che i suoi libri piacevano a Calvino.
Nude in Your Hot Tub Facing the Abyss (A
Literary Manifesto after the End of Literature and Manifestos) (2011) – Wittgenstein jr (2014)
Wittgenstein jr è la storia di un professore di filosofia
di Cambridge che, a parte il fisico, somiglia molto al Wittgenstein vero. Non
prepara le lezioni, dice delle cose che non si capiscono, fa domande astruse ai
suoi studenti, scrive una parola alla lavagna e poi resta mezz’ora a guardar
fuori dalla finestra. È per questo che i suoi studenti lo chiamano
Wittgenstein. Lars Iyer è un professore di filosofia che scrive romanzi, ma in
questo caso scrive un racconto lungo, inspiegabilmente stiracchiato fino ad
arrivare alla lunghezza di un romanzo breve. Ed è un peccato perché Iyer delle
qualità le ha. Il suo manifesto letterario (l’articolo pubblicato sulla White Review nel 2011) è davvero
interessante. Lo trovate qui (http://www.thewhitereview.org/features/nude-in-your-hot-tub-facing-the-abyss-a-literary-manifesto-after-the-end-of-literature-and-manifestos/), quindi non provo neanche a riassumerlo. Vi
basterà sapere che gli unici tre scrittori che cita e che giudica notevoli nel
panorama attuale sono Enrique Vila-Matas, Thomas Bernhardt e Roberto Bolaño. Di
Bernhardt non so nulla perché non leggo in tedesco, ma siamo tutti d’accordo
nel pensare che dopo la morte di Bolaño (e di García Márquez), Enrique
Vila-Matas sia il più grande scrittore vivente de habla hispana. Vero?
La esquina es mi corazón: crónica urbana (1995) – Loco afán: crónicas de sidario (1996)
Pedro
Lemebel è stato molte cose. Scrittore, oppositore della dittatura cilena,
attivista per i diritti degli omosessuali, autore teatrale e di programmi
radiofonici, attore col gruppo Las yeguas del apocalipsis, cronista delle
notti cilene al tempo del coprifuoco e delle notti cilene al tempo in cui tutto
era permesso. Insomma, tutto tranne che poeta. E poi è morto di Aids a gennaio
di quest’anno e chi sono io per raccontarvi in due righe tutto quel che ha
fatto Lemebel in vita sua? Quel che posso dire però è che, se entrate ai Baños
de hombres Placer, vi danno un lenzuolo per coprirvi, un campioncino di sciampo (una caluga de champú), un sapone
Popeye e un paio di zoccoli di legno.
“Así se puede vitrinear libremente
dejando que la mirada resbale por los peldaños de la celulitis, que reproduce
la decadencia del inmueble. Como si las cicatrices de vesícula se prolongaran
en las grietas de las baldosas, o las hernias umbilicales fueran cañerías
tapadas por el sarro, y los techos cuarteados un cielo de estómagos con
cirrosis. Y todo esto junto, formara un gran friso escultórico cocinándose al
baño maría.” (da Escualos en la bruma,
in La esquina es mi corazón)
Adesso provate a
leggerlo ad alta voce. Anche se non capite tutte le parole, anche se sbagliate
qualche pronuncia chissenefrega. Leggetelo ad alta voce. Adesso capite perché
Roberto Bolaño definiva Lemebel “il più grande poeta cileno della sua
generazione”.
Le mystérieux docteur Cornélius (L’énigme
du “Creek Sanglant” – Le manoir aux diamants – Le sculpteur de chair humaine –
Les Lords de la Main Rouge – Le secret de l’île des pendus – Les chevaliers du
chloroforme – Un drame au Lunatic-Asylum – L’automobile fantôme – Le cottage
hanté – Le portrait de Lucrèce Borgia – Coeur de gitane – La croisière du Gorill-Club
– La fleur du sommeil – Le buste aux yeux d’emeraude – La dame aux scabieuses –
La tour fiévreuse – Le dément de la maison bleue – Bas les masques!) (1912-1913)
Gustave Le Rouge
aveva come modello e punto di riferimento Jules Verne. Se non fosse che in
Verne l’immaginazione profetica diventa carne e sangue della narrazione, mentre
in Le Rouge serve semplicemente come rattoppo per mandare avanti la storia.
Ovvero Verne costruiva mondi, Le Rouge più modestamente, immagina un gruppo di
personaggi e quando non sa come trarsi d’impaccio s’inventa cose improbabili
come la lebbra verde. I personaggi stessi sono tagliati con l’accetta. I buoni
sono buoni e i cattivi cattivi. Anzi i buoni sono immisericordiosamente e
stupidamente buoni (e schifosamente ricchi) mentre i cattivi hanno tutti un
lampo di malvagità nello sguardo, così che possiamo stare tranquilli, non avere
mai dubbi. Per ogni nuovo personaggio che entra in scena, in capo a tre righe
sappiamo subito da che parte sta.
Detto questo la
saga del dottor Cornélius è molto divertente. Ci sono nefandezze scientifiche
che non le salterebbe un cavallo. Ci sono ingenuità romantiche che
ispirerebbero sarcasmi a una suora di clausura. Ma l’azione è incalzante e non
ci si annoia mai. E poi c’è la storia di Agénor Marmousier, poeta squattrinato,
che in un ristorante di bassa lega incontra miracolosamente lord Astor Burydan,
miliardario, detto anche Milord Bamboche. Agénor non sa come pagare il conto,
Lord Burydan non sa come passare il tempo e si annoia mortalmente. Tra i due
viene stipulato un contratto: “Vous êtes un poète et, comme tel, vous êtes
homme d’immagination,” dice Lord Astor. “Empêchez-moi de m’ennuier, trouvez-moi
des sensations neuves, placez moi dans des situations extraordinaires et
périlleueses, en un mot, soyez l’auteur de la pièce dont je serai l’acteur et
qui sera ma vie. Tâchez de réaliser pour moi l’impossible...” (Le secret de l’île des pendus, p. 256).
E adesso ditemi se non è vero che questa è una di quelle storie che potrebbero
piacere a Enrique Vila-Matas.
Zombie Nights (2010)
Ovvero come si
diventa ciò che si è. Zombie Nights è
la storia di un cretino che rimane ucciso in un intreccio di balordi malavitosi
e che poi si risveglia come zombie. Insomma cretino era e cretino rimane. Tom
Lichtenberg non è nessuno, è un indie.
Il suo romanzo non è nulla (e poi a me non piacciono le storie di zombie). Uno
di quei romanzi da leggere e buttare via. Ma mentre lo stai facendo, mentre lo
lasci sulla panchina del parco o nell’atrio partenze dell’aeroporto, lo sai che
ti resta appiccicato in faccia quello strano sorrisetto idiota e l’idea chiara
e netta che prima o poi andrai a cercare altri romanzucci come questo, altri
romanzi di Tom Lichtenberg.
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