domenica 10 maggio 2015

Libri letti ultimamente IBA-LIC




IBA-LIC


Ibargüengoitia, Jorge
Maten al león (1969) – Estas ruinas que ves (1975)

Irresistibile. Ci sono scrittori che alzano la voce e scrittori che parlano piano. Scrittori che usano effetti speciali e scrittori capaci di lasciar trasparire le cattiverie più feroci con grande leggerezza, quasi di nascosto, quasi senza darlo a vedere. Ibargüengoitia è uno di questi. Uno capace di far emergere il senso del ridicolo tra una preposizione articolata e un sostantivo, tra una notazione ironica e un understatement appena accennato. Maten al león si svolge in un’isola oceanica dominata da un dittatore, Estas ruinas que ves fa parte della tetralogia di “Plan de Abajo”, un’immaginaria regione del Messico. Dei suoi personaggi, dopo che Ibargüengoitia se li è tranquillamente e saporitamente masticati, non ne esce uno vivo. Non vi stupirà sapere che i suoi libri piacevano a Calvino.


Iyer, Lars
Nude in Your Hot Tub Facing the Abyss (A Literary Manifesto after the End of Literature and Manifestos) (2011) – Wittgenstein jr (2014)

Wittgenstein jr è la storia di un professore di filosofia di Cambridge che, a parte il fisico, somiglia molto al Wittgenstein vero. Non prepara le lezioni, dice delle cose che non si capiscono, fa domande astruse ai suoi studenti, scrive una parola alla lavagna e poi resta mezz’ora a guardar fuori dalla finestra. È per questo che i suoi studenti lo chiamano Wittgenstein. Lars Iyer è un professore di filosofia che scrive romanzi, ma in questo caso scrive un racconto lungo, inspiegabilmente stiracchiato fino ad arrivare alla lunghezza di un romanzo breve. Ed è un peccato perché Iyer delle qualità le ha. Il suo manifesto letterario (l’articolo pubblicato sulla White Review nel 2011) è davvero interessante. Lo trovate qui (http://www.thewhitereview.org/features/nude-in-your-hot-tub-facing-the-abyss-a-literary-manifesto-after-the-end-of-literature-and-manifestos/), quindi non provo neanche a riassumerlo. Vi basterà sapere che gli unici tre scrittori che cita e che giudica notevoli nel panorama attuale sono Enrique Vila-Matas, Thomas Bernhardt e Roberto Bolaño. Di Bernhardt non so nulla perché non leggo in tedesco, ma siamo tutti d’accordo nel pensare che dopo la morte di Bolaño (e di García Márquez), Enrique Vila-Matas sia il più grande scrittore vivente de habla hispana. Vero?


Lemebel, Pedro
La esquina es mi corazón: crónica urbana (1995) – Loco afán: crónicas de sidario (1996)

Pedro Lemebel è stato molte cose. Scrittore, oppositore della dittatura cilena, attivista per i diritti degli omosessuali, autore teatrale e di programmi radiofonici, attore col gruppo Las yeguas del apocalipsis, cronista delle notti cilene al tempo del coprifuoco e delle notti cilene al tempo in cui tutto era permesso. Insomma, tutto tranne che poeta. E poi è morto di Aids a gennaio di quest’anno e chi sono io per raccontarvi in due righe tutto quel che ha fatto Lemebel in vita sua? Quel che posso dire però è che, se entrate ai Baños de hombres Placer, vi danno un lenzuolo per coprirvi, un campioncino di sciampo (una caluga de champú), un sapone Popeye e un paio di zoccoli di legno.
“Así se puede vitrinear libremente dejando que la mirada resbale por los peldaños de la celulitis, que reproduce la decadencia del inmueble. Como si las cicatrices de vesícula se prolongaran en las grietas de las baldosas, o las hernias umbilicales fueran cañerías tapadas por el sarro, y los techos cuarteados un cielo de estómagos con cirrosis. Y todo esto junto, formara un gran friso escultórico cocinándose al baño maría.” (da Escualos en la bruma, in La esquina es mi corazón)
Adesso provate a leggerlo ad alta voce. Anche se non capite tutte le parole, anche se sbagliate qualche pronuncia chissenefrega. Leggetelo ad alta voce. Adesso capite perché Roberto Bolaño definiva Lemebel “il più grande poeta cileno della sua generazione”.


Le Rouge, Gustave
Le mystérieux docteur Cornélius (L’énigme du “Creek Sanglant” – Le manoir aux diamants – Le sculpteur de chair humaine – Les Lords de la Main Rouge – Le secret de l’île des pendus – Les chevaliers du chloroforme – Un drame au Lunatic-Asylum – L’automobile fantôme – Le cottage hanté – Le portrait de Lucrèce Borgia – Coeur de gitane – La croisière du Gorill-Club – La fleur du sommeil – Le buste aux yeux d’emeraude – La dame aux scabieuses – La tour fiévreuse – Le dément de la maison bleue – Bas les masques!) (1912-1913)

Gustave Le Rouge aveva come modello e punto di riferimento Jules Verne. Se non fosse che in Verne l’immaginazione profetica diventa carne e sangue della narrazione, mentre in Le Rouge serve semplicemente come rattoppo per mandare avanti la storia. Ovvero Verne costruiva mondi, Le Rouge più modestamente, immagina un gruppo di personaggi e quando non sa come trarsi d’impaccio s’inventa cose improbabili come la lebbra verde. I personaggi stessi sono tagliati con l’accetta. I buoni sono buoni e i cattivi cattivi. Anzi i buoni sono immisericordiosamente e stupidamente buoni (e schifosamente ricchi) mentre i cattivi hanno tutti un lampo di malvagità nello sguardo, così che possiamo stare tranquilli, non avere mai dubbi. Per ogni nuovo personaggio che entra in scena, in capo a tre righe sappiamo subito da che parte sta.
Detto questo la saga del dottor Cornélius è molto divertente. Ci sono nefandezze scientifiche che non le salterebbe un cavallo. Ci sono ingenuità romantiche che ispirerebbero sarcasmi a una suora di clausura. Ma l’azione è incalzante e non ci si annoia mai. E poi c’è la storia di Agénor Marmousier, poeta squattrinato, che in un ristorante di bassa lega incontra miracolosamente lord Astor Burydan, miliardario, detto anche Milord Bamboche. Agénor non sa come pagare il conto, Lord Burydan non sa come passare il tempo e si annoia mortalmente. Tra i due viene stipulato un contratto: “Vous êtes un poète et, comme tel, vous êtes homme d’immagination,” dice Lord Astor. “Empêchez-moi de m’ennuier, trouvez-moi des sensations neuves, placez moi dans des situations extraordinaires et périlleueses, en un mot, soyez l’auteur de la pièce dont je serai l’acteur et qui sera ma vie. Tâchez de réaliser pour moi l’impossible...” (Le secret de l’île des pendus, p. 256). E adesso ditemi se non è vero che questa è una di quelle storie che potrebbero piacere a Enrique Vila-Matas.


Lichtenberg, Tom
Zombie Nights (2010)

Ovvero come si diventa ciò che si è. Zombie Nights è la storia di un cretino che rimane ucciso in un intreccio di balordi malavitosi e che poi si risveglia come zombie. Insomma cretino era e cretino rimane. Tom Lichtenberg non è nessuno, è un indie. Il suo romanzo non è nulla (e poi a me non piacciono le storie di zombie). Uno di quei romanzi da leggere e buttare via. Ma mentre lo stai facendo, mentre lo lasci sulla panchina del parco o nell’atrio partenze dell’aeroporto, lo sai che ti resta appiccicato in faccia quello strano sorrisetto idiota e l’idea chiara e netta che prima o poi andrai a cercare altri romanzucci come questo, altri romanzi di Tom Lichtenberg.

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