Jim Thompson – Pop. 1280,
Gold Medal, 1964 (Black Lizard, 1990)
Marcel Duhamel (trad.) – 1275
âmes, Série noire 1000, Gallimard, 1966 (Carré noir 337, 1981)
Attilio Veraldi (trad.) – Colpo di
spugna, La Gaia Scienza 186,
Longanesi, 1983
Jean-Bernard
Pouy – 1280 âmes,
Baleine, 2000 (Points, 2003)
Nick Corey parla male. È un ragazzone
ignorante di un insignificante paesino nel sud degli Stati Uniti,
quindi parla male. Poi ogni tanto gli scappa qualche termine
giuridico tecnico (you got guilty knowledge,
T148; laying a predicate for justifiable assault,
T129) e la gente lo guarda con due occhi così per la sorpresa. In
realtà Nick non è così ignorante come vuol far credere. You're
no ignoramus, Nick. Why do you talk like one?
(T92) gli chiede a un certo punto Amy. E Nick le spiega che lo fa per
abitudine. Lo fa perché questo è quel che gli altri si aspettano da
lui.
E
dunque Nick dice natcherly
per naturally, riddicerlous per
ridicolous, perlite
per polite, shadder
per shadow, figger
per figure,
vicey-versa per vice
versa, yaller per yellow,
hawgs per hogs
e dawgs per dogs.
Ken Lacey, che sarà pure sceriffo di una contea più grande della
sua, ma è comunque un perfetto cafone, dice pitchers
invece di pictures,
shorely invece di
surely, hypocritical
invece di hypothetical,
prob'ly invece di
probably, idjit
invece di idiot,
kee-reck invece di
correct e pre-zackly
invece di precisely.
Senza contare poi Uncle John
che parla come Mamie in Via
col vento.
Rendere
tutto questo in italiano non è facile. I francesi da questo punto di
vista hanno la fortuna di possedere un argot
riconosciuto nazionalmente e letterariamente rispettabile. Noi
italiani, ogni volta che ci proviamo, caschiamo nel termine
regionalistico, quando non dichiaratamente dialettale. Basta troncare
una finale (che stai a fa'?)
e sembra subito romano. Basta togliere un non (quello lì
capisce niente) e suona subito
settentrionale. Da questo punto di vista Veraldi nella sua traduzione
di Pop 1280 fa
miracoli.
Certo,
quando usa termini come fetenzia,
mazzate, settati,
pittando o acchittato
suona un tantino meridionale. Canchero
come sostituto di heck
è addirittura troppo letterario. Ma è felicissimo l'uso di che
mi cechino al posto di god-dang.
Veraldi fa veri miracoli. Gli riescono soprattutto quando raddoppia
qualche consonante qua e là. Quando s'inventa ognimmodo
o eggià. Molto meno
quando ci prova con riddicolo,
con natturale che più
che sporcature della lingua sembrano refusi sfuggiti ai correttori. E
comunque Veraldi fa miracoli anche perché lui, oltre che traduttore,
è uno scrittore vero. Andate a ripescare La mazzetta
(Rizzoli, 1976) e vous m'en direz des nouvelles.
La
prima cosa che fa Veraldi è conservare la narrazione al passato
(Duhamel aveva volto tutto al presente) sapendo benissimo di andare
incontro a tutti quei rovinosissimi passati remoti come flettei,
arrivasti, premette,
ammorbammo,
indovinaste, disfecero
che impestano la lingua italiana. Ma lui è così bravo che schiva
quasi sempre l'ostacolo. Solo verso la fine gli scappano un te
la scopasti (V153) e un voi
impediste (V156) che gridano
vendetta al cielo, ma sono dettagli.
La seconda cosa che
fa è anche l'unica risorsa sensata per sporcare la lingua evitando
il dialetto: l'uso dell'indicativo al posto del congiuntivo. E così
troviamo frasi come credo che forse te lo devo dire prima
(V67), pareva proprio che stavo per diventare (V90), credo
che hai ragione (V105), meglio che [Rose] assume qualche aiuto
(V146), immagino che ho sempre bisogno di sonno (V166), ecc...
Sono errori comuni, transregionali, capaci comunque di abbassare il
tono del linguaggio.
Certo, anche lui le
sue cantonate le prende. First things first (T69) non si può
tradurre con prima le prime cose (V64). A quarter section
(T70) è una misura agraria pari a 160 acri e quindi non si può
rendere con Il terreno tutt'intorno, un buon quarto di esso,
era... (V65). The last month before election (T64) vuol
dire il mese prima delle scorse elezioni non il mese scorso
prima delle elezioni (V60). Il mese scorso non ci sono
state elezioni a Pottsville. E soprattutto if you can't lick 'em,
join 'em (T164) non significa
se-non-puoi-leccarli-unisciti-a-loro (V149). Questa proprio
non la salterebbe un cavallo!
A ognimmodo mi
cechino se la sua traduzione non è più sobria, calibrata e precisa
di quella di Duhamel. Faccio un esempio. A un certo punto Nick si
sente poeta e dunque pronto a scrivere poems
about piss tinkling in pots and jaybirds with the bots and assholes
tying knots (T184).
Duhamel, che è francese e non si trattiene, traduce con les
clapotis de la pisse dans le pot de chambre, les pies-borges dans les
scaphandres, les trous du cul en palissandre
(D210). Difficile credere che quel buzzurro di Nick Corey conosca il
significato di termini come scaphandres
e palissandre.
Duhamel deve aver preso un rimario alla voce -andre
e di lì in poi ha pensato di mostrare l'evidente e chiara
superiorità della lingua francese su tutte le altre lingue del
mondo. Io invece me l'immagino Veraldi che sorride sornione e quatto
quatto, quasi senza dare nell'occhio, si mette lì e scrive: poesie
sulla piscia che scroscia sugli orinali e sugli uccelli nei temporali
e sui pirla coi genitali
(V167).
Non
puoi battere un traduttore onesto, nemmeno se ti chiami Marcel
Duhamel. (à suivre)
Nessun commento:
Posta un commento