sabato 5 ottobre 2013

Pop 1280 (3): a ognimmodo, Attilio Veraldi




Jim Thompson – Pop. 1280, Gold Medal, 1964 (Black Lizard, 1990)
Marcel Duhamel (trad.) – 1275 âmes, Série noire 1000, Gallimard, 1966 (Carré noir 337, 1981)
Attilio Veraldi (trad.) – Colpo di spugna, La Gaia Scienza 186, Longanesi, 1983
Jean-Bernard Pouy – 1280 âmes, Baleine, 2000 (Points, 2003)

Nick Corey parla male. È un ragazzone ignorante di un insignificante paesino nel sud degli Stati Uniti, quindi parla male. Poi ogni tanto gli scappa qualche termine giuridico tecnico (you got guilty knowledge, T148; laying a predicate for justifiable assault, T129) e la gente lo guarda con due occhi così per la sorpresa. In realtà Nick non è così ignorante come vuol far credere. You're no ignoramus, Nick. Why do you talk like one? (T92) gli chiede a un certo punto Amy. E Nick le spiega che lo fa per abitudine. Lo fa perché questo è quel che gli altri si aspettano da lui.

E dunque Nick dice natcherly per naturally, riddicerlous per ridicolous, perlite per polite, shadder per shadow, figger per figure, vicey-versa per vice versa, yaller per yellow, hawgs per hogs e dawgs per dogs. Ken Lacey, che sarà pure sceriffo di una contea più grande della sua, ma è comunque un perfetto cafone, dice pitchers invece di pictures, shorely invece di surely, hypocritical invece di hypothetical, prob'ly invece di probably, idjit invece di idiot, kee-reck invece di correct e pre-zackly invece di precisely. Senza contare poi Uncle John che parla come Mamie in Via col vento.

Rendere tutto questo in italiano non è facile. I francesi da questo punto di vista hanno la fortuna di possedere un argot riconosciuto nazionalmente e letterariamente rispettabile. Noi italiani, ogni volta che ci proviamo, caschiamo nel termine regionalistico, quando non dichiaratamente dialettale. Basta troncare una finale (che stai a fa'?) e sembra subito romano. Basta togliere un non (quello lì capisce niente) e suona subito settentrionale. Da questo punto di vista Veraldi nella sua traduzione di Pop 1280 fa miracoli.

Certo, quando usa termini come fetenzia, mazzate, settati, pittando o acchittato suona un tantino meridionale. Canchero come sostituto di heck è addirittura troppo letterario. Ma è felicissimo l'uso di che mi cechino al posto di god-dang. Veraldi fa veri miracoli. Gli riescono soprattutto quando raddoppia qualche consonante qua e là. Quando s'inventa ognimmodo o eggià. Molto meno quando ci prova con riddicolo, con natturale che più che sporcature della lingua sembrano refusi sfuggiti ai correttori. E comunque Veraldi fa miracoli anche perché lui, oltre che traduttore, è uno scrittore vero. Andate a ripescare La mazzetta (Rizzoli, 1976) e vous m'en direz des nouvelles.

La prima cosa che fa Veraldi è conservare la narrazione al passato (Duhamel aveva volto tutto al presente) sapendo benissimo di andare incontro a tutti quei rovinosissimi passati remoti come flettei, arrivasti, premette, ammorbammo, indovinaste, disfecero che impestano la lingua italiana. Ma lui è così bravo che schiva quasi sempre l'ostacolo. Solo verso la fine gli scappano un te la scopasti (V153) e un voi impediste (V156) che gridano vendetta al cielo, ma sono dettagli.

La seconda cosa che fa è anche l'unica risorsa sensata per sporcare la lingua evitando il dialetto: l'uso dell'indicativo al posto del congiuntivo. E così troviamo frasi come credo che forse te lo devo dire prima (V67), pareva proprio che stavo per diventare (V90), credo che hai ragione (V105), meglio che [Rose] assume qualche aiuto (V146), immagino che ho sempre bisogno di sonno (V166), ecc... Sono errori comuni, transregionali, capaci comunque di abbassare il tono del linguaggio.

Certo, anche lui le sue cantonate le prende. First things first (T69) non si può tradurre con prima le prime cose (V64). A quarter section (T70) è una misura agraria pari a 160 acri e quindi non si può rendere con Il terreno tutt'intorno, un buon quarto di esso, era... (V65). The last month before election (T64) vuol dire il mese prima delle scorse elezioni non il mese scorso prima delle elezioni (V60). Il mese scorso non ci sono state elezioni a Pottsville. E soprattutto if you can't lick 'em, join 'em (T164) non significa se-non-puoi-leccarli-unisciti-a-loro (V149). Questa proprio non la salterebbe un cavallo!

A ognimmodo mi cechino se la sua traduzione non è più sobria, calibrata e precisa di quella di Duhamel. Faccio un esempio. A un certo punto Nick si sente poeta e dunque pronto a scrivere poems about piss tinkling in pots and jaybirds with the bots and assholes tying knots (T184). Duhamel, che è francese e non si trattiene, traduce con les clapotis de la pisse dans le pot de chambre, les pies-borges dans les scaphandres, les trous du cul en palissandre (D210). Difficile credere che quel buzzurro di Nick Corey conosca il significato di termini come scaphandres e palissandre. Duhamel deve aver preso un rimario alla voce -andre e di lì in poi ha pensato di mostrare l'evidente e chiara superiorità della lingua francese su tutte le altre lingue del mondo. Io invece me l'immagino Veraldi che sorride sornione e quatto quatto, quasi senza dare nell'occhio, si mette lì e scrive: poesie sulla piscia che scroscia sugli orinali e sugli uccelli nei temporali e sui pirla coi genitali (V167).
Non puoi battere un traduttore onesto, nemmeno se ti chiami Marcel Duhamel. (à suivre)

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