Questa è facile. Alphonse Allais è
stato un umorista. Dunque uno che lavorava nella carne viva della
lingua. Dunque intraducibile per definizione. Ma l'origine vera di
questo post non sta tanto nell'idea di dimostrare che è piuttosto
difficile rendere in italiano l'espressione “Dure Allais,
cède-les”. L'intento principale è quello di salvare Alphonse
Allais dai suoi commentatori.
Il suo racconto più celebre, Drame
bien parisien (1891), è la
storia di Raoul e Marguerite, una coppia piuttosto litigiosa. Un
giorno lei riceve una lettera anonima che l'informa che lui sarà
presente a una festa in maschera con un costume da antico templare.
Lui ne riceve un'altra secondo cui lei parteciperà alla stessa festa
travestita da piroga congolese. Arriva la sera cruciale e arriva la
resa dei conti. La piroga congolese e l'antico templare si appartano
in una stanza, si guardano, si strappano le rispettive maschere, si
guardano e scoprono che
non erano né l'uno né l'altro.
Lui non era Raoul. Lei non era Marguerite.
Ora,
non cercate di capire com'è andata davvero. La storia va presa alla lettera,
con tutta la sua mancanza di senso. Non così ha pensato Jacques Lacan
che di quel racconto ha parlato per ore il 9 giugno 1971 (qu'il
était bavard, ce mec!)
in uno dei suoi cristallini e
indimenticabili seminari intitolato naturalmente D'un
discours qui ne serait pas du semblant.
E neppure Eco che l'ha citato in Lector in fabula,
riportandone pure il testo originale integrale in coda all'edizione
Bompiani 1979. E men che meno Jacques Baudrillard che gli ha concesso
alcune imperdibili pagine del suo Le strategie fatali
(Feltrinelli, 1984).
Di
cosa parlino esattamente queste persone non saprei dire. Quel che so
per certo è che Allais non meritava un trattamento del genere. Lui
era una persona seria. Era capace di scherzare su tutto tranne che
sull'opportunità di prendere un aperitivo. Era nato il 20 ottobre
1854 a Honfleur, lo stesso giorno, mese e anno di Rimbaud, senza che
i due arrivassero mai a conoscersi e senza
che la cosa avesse una minima influenza sulle loro vite,
come lui stesso ci assicura.
Nel
suo piccolo museo personale Allais conservava oggetti strabilianti
come “la tazza da caffè col manico a sinistra per
mancini, il cranio di Alphonse Allais da bambino, un pezzo originale
di una delle numerose e false croci autentiche di Nostro Signore Gesù
Cristo e tutta una serie di opere a cui gli autori avevano apposto la
seguente dedica «Ad Alphonse Allais che mi sarebbe tanto piaciuto
conoscere da vivo».”
Da
vivo si era occupato di riforma dell'ortografia (Ce ke jan
pans, cé tré simple: je la trouv exélante. Ki nou dit ke no petit
neveu ne se railleron pas de notre mani dimposé tel form à tel mot
pluto que tel ôtr?) senza
immaginare che circa un secolo dopo i suoi bis-bisnipoti avrebbero
allegramente accettato il consiglio e composto così i loro SMS.
Si era
occupato di metafisica (Tout est dans tout et vice versa),
di teologia (Le mystère de la Sainte Trinité... ça
manque de femmes!), di
nominazione gemellare (J'ai connu un certain monsieur
Terieur qui a eu deux jumaux. Il les a appelés Alex et Alain, ça ne
fait pas serieux.). Oltre che,
ça va sans dire, di
bibite sedative, materiali plastici e formaggi piccanti.
Appétit vigoureux,
temperament de fer,
Membert languit,
Membert se meurt – ami si cher -,
Qu'a Membert?
Hé. Momille,
bonjour! Comment va la famille,
Le papa, la maman?...
Tu pleure, jeune fille?...
Qu'a Momille?
Je viens de
rencontrer, allant je ne sais où,
Outchou, le
professeur qui courait comme un fou.
Qu'a
Outchou?
http://www.youtube.com/watch?v=dFXY49dmJBk
RispondiElimina"Davantage d'avantages / avantagent davantage" è un tipico Allaisismo. Merci
RispondiEliminahttp://cdn.uproxx.com/wp-content/uploads/2012/11/handshake.gif
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