mercoledì 14 agosto 2013

Gli intraducibili (3): Alphonse Allais




Questa è facile. Alphonse Allais è stato un umorista. Dunque uno che lavorava nella carne viva della lingua. Dunque intraducibile per definizione. Ma l'origine vera di questo post non sta tanto nell'idea di dimostrare che è piuttosto difficile rendere in italiano l'espressione “Dure Allais, cède-les”. L'intento principale è quello di salvare Alphonse Allais dai suoi commentatori.

Il suo racconto più celebre, Drame bien parisien (1891), è la storia di Raoul e Marguerite, una coppia piuttosto litigiosa. Un giorno lei riceve una lettera anonima che l'informa che lui sarà presente a una festa in maschera con un costume da antico templare. Lui ne riceve un'altra secondo cui lei parteciperà alla stessa festa travestita da piroga congolese. Arriva la sera cruciale e arriva la resa dei conti. La piroga congolese e l'antico templare si appartano in una stanza, si guardano, si strappano le rispettive maschere, si guardano e scoprono che non erano né l'uno né l'altro. Lui non era Raoul. Lei non era Marguerite.

Ora, non cercate di capire com'è andata davvero. La storia va presa alla lettera, con tutta la sua mancanza di senso. Non così ha pensato Jacques Lacan che di quel racconto ha parlato per ore il 9 giugno 1971 (qu'il était bavard, ce mec!) in uno dei suoi cristallini e indimenticabili seminari intitolato naturalmente D'un discours qui ne serait pas du semblant. E neppure Eco che l'ha citato in Lector in fabula, riportandone pure il testo originale integrale in coda all'edizione Bompiani 1979. E men che meno Jacques Baudrillard che gli ha concesso alcune imperdibili pagine del suo Le strategie fatali (Feltrinelli, 1984).

Di cosa parlino esattamente queste persone non saprei dire. Quel che so per certo è che Allais non meritava un trattamento del genere. Lui era una persona seria. Era capace di scherzare su tutto tranne che sull'opportunità di prendere un aperitivo. Era nato il 20 ottobre 1854 a Honfleur, lo stesso giorno, mese e anno di Rimbaud, senza che i due arrivassero mai a conoscersi e senza che la cosa avesse una minima influenza sulle loro vite, come lui stesso ci assicura.

Nel suo piccolo museo personale Allais conservava oggetti strabilianti come “la tazza da caffè col manico a sinistra per mancini, il cranio di Alphonse Allais da bambino, un pezzo originale di una delle numerose e false croci autentiche di Nostro Signore Gesù Cristo e tutta una serie di opere a cui gli autori avevano apposto la seguente dedica «Ad Alphonse Allais che mi sarebbe tanto piaciuto conoscere da vivo».

Da vivo si era occupato di riforma dell'ortografia (Ce ke jan pans, cé tré simple: je la trouv exélante. Ki nou dit ke no petit neveu ne se railleron pas de notre mani dimposé tel form à tel mot pluto que tel ôtr?) senza immaginare che circa un secolo dopo i suoi bis-bisnipoti avrebbero allegramente accettato il consiglio e composto così i loro SMS.

Si era occupato di metafisica (Tout est dans tout et vice versa), di teologia (Le mystère de la Sainte Trinité... ça manque de femmes!), di nominazione gemellare (J'ai connu un certain monsieur Terieur qui a eu deux jumaux. Il les a appelés Alex et Alain, ça ne fait pas serieux.). Oltre che, ça va sans dire, di bibite sedative, materiali plastici e formaggi piccanti.

Appétit vigoureux, temperament de fer,
Membert languit, Membert se meurt – ami si cher -,
Qu'a Membert?
Hé. Momille, bonjour! Comment va la famille,
Le papa, la maman?... Tu pleure, jeune fille?...
Qu'a Momille?
Je viens de rencontrer, allant je ne sais où,
Outchou, le professeur qui courait comme un fou.
Qu'a Outchou?

3 commenti:

  1. http://www.youtube.com/watch?v=dFXY49dmJBk

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  2. "Davantage d'avantages / avantagent davantage" è un tipico Allaisismo. Merci

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  3. http://cdn.uproxx.com/wp-content/uploads/2012/11/handshake.gif

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