TOP16
Da fine novembre (circa) 2014 a fine novembre di quest’anno
ho letto 310 romanzi, 56 raccolte di racconti, 41 racconti sparsi, oltre a una ventina
di titoli tra saggistica e varia. Lo dico un po’ per farmi bello (si pensa
sempre bene di uno che legge tanto) e un po’ per avvisare il mio analista che
nei prossimi giorni mi farò vivo.
Questa è la mia TOP16.
1) Bonsai
(Alejandro Zambra, 2006, Cile) (ed. it. Bonsai,
Neri Pozza, 2007). Nel Giardino dei
sentieri che si biforcano, Borges racconta la storia del governatore Ts’ui
Pên, autore di un libro e di un labirinto. Tutti pensavano che si trattasse di
due cose distinte e invece erano una cosa sola. Allo stesso modo, qui,
Alejandro Zambra scrive un libro e cura un bonsai. E sono una cosa sola.
2) Abril rojo (Santiago
Roncagliolo, 2006, Perù) (ed. it. I
delitti della settimana santa, Garzanti, 2008). Vedi
3) The Haunted
Hikikomori (Lawrence Pearce, 2011, Inghilterra). Vedi
4) Elena sabe (Claudia
Piñeiro, 2006, Argentina). Vedi
5) Dept. of
Speculation (Jenny Offill, 2014, USA) (ed. it. Sembrava una felicità, NNE, 2015). Vedi
6) Luna caliente
(Mempo Giardinelli, 1983, Argentina) (ed. it. Calda luna, Rizzoli, 1987). Vedi
7) El amante de Janis
Joplin (Élmer Mendoza, 2001, Messico). Vedi
8) Beautiful Ruins
(Jess Walter, 2012, USA) (ed. it. Ricorda di
non dimenticarmi, Newton Compton, 2015). Tra l’Italia anni ’60 (zona Cinque
Terre) e l’America di oggi (zona Hollywood), Walter gioca sporco. Voglio dire,
vecchio come sono, volete ancora che mi commuova a leggere un libro? Walter c’è
riuscito. (P.S. Ma chi fa i titoli delle versioni italiane? Il figlio di
Bossi?)
9) Blackout/All Clear
(Connie Willis, 2011, USA). Un romanzo fiume (anzi due). Ma Connie Willis può
scrivere quel che vuole. I suoi viaggi temporali sono una delizia. Ogni volta
che apro un suo libro è come tornare a casa. Ogni volta che lo chiudo mi
dispiace sempre un po’.
10) La muerte lenta de
Luciana B. (Guillermo Martínez, 2007, Argentina) (ed. it. La lenta fine di Luciana B., Mondadori,
2010). Vedi
11) Maten al léon
(Jorge Ibargüengoitia, 1969, Messico) (ed. it. Ammazzate il leone, Feltrinelli, 1984). Vedi
12) Le mystérieux
Docteur Cornelius (Gustave Le Rouge, 1912-13, Francia). Vedi
13) Elect Mr. Robinson
for a Better World (Donald Antrim, 1993, USA) (ed. it. Votate Robinson per un mondo migliore,
Minimum Fax, 2012). Una distopia. Ma Antrim più che distopico è dispotico.
Decide lui quel che vuol farti sapere del suo mondo di fantasia. Quel che vuol
farti soltanto intravedere. E quel che temi che sia vero e ti sembra troppo
orribile, ma è vero. In questo romanzo non decidi nulla, neppure quel che si
mangia. Mangiano tutti soltanto pesce.
14) Fup (Jim
Dodge, 1983, USA) (ed. it. Fap
[sic!], Rizzoli, 1986). Vedi
15) The Lust Lizard of
Melancholy Cove (Christopher Moore, 1999, USA) (ed. it. Sesso e lucertole a Melancholy Cove,
Elliot, 2010). Vedi
16) Dear Committee
Members (Julie Schumacher, 2014, USA). È un libro fatto di tutte e sole
lettere di raccomandazione scritte da un annoiato, divertentissimo, smaliziato
professore universitario americano. La Schumacher prende un genere minore (la
lettera di raccomandazione) e lo trasforma in vera letteratura. Un divertissement, una prova di forza, un
pezzo di bravura.
Mancano dall’elenco The
Goldfinch di Donna Tartt e Perfidia di
James Ellroy perché li ho letti prima di novembre 2014. Manca anche Purity di Jonathan Franzen perché non ho
ancora finito di leggerlo. E manca pure Preparation
for the Next Life di Atticus Lish ed è un peccato perché un po’ mi aveva
illuso. Lei è un’immigrata clandestina, cinese e pure musulmana. Lui è un
reduce da una delle ultime guerre e per dormire prende tranquillanti. Il libro
parte bene. Ogni frase è carica di tensione. E questo perché “ogni parola
conta” (come direbbe Gordon Lish). Peccato che poi Atticus si perda in
interminabili descrizioni di avvenimenti di nessuna rilevanza. Le sue
passeggiate per New York sono in tempo reale. Se durano venti minuti, ci
vogliono venti minuti a leggerle. Quando si ferma davanti a un muro ci tiene a
trascrivere tutte le frasi che ci stanno scritte sopra. Io me l’immagino
Atticus, col suo taccuino, davanti al muro, che le copia coscienziosamente e
pensa con un sorriso da gatto Felix: “Queste le metto nel libro”. Peccato che
non vogliano dire nulla. Dobbiamo aspettare trecento pagine circa perché
succeda finalmente qualcosa (il figlio della padrona di casa prende a botte una
prostituta).
Atticus Lish è il figlio di Gordon Lish, il celebre,
dittatoriale, insopportabile, geniale editor
americano. L’editor di Don DeLillo
(tra gli altri), ma soprattutto l’uomo che ha trasformato Raymond Carver nello
scrittore Raymond Carver. Una potenza nell’editoria statunitense. Atticus (il
nome viene dal protagonista del Buio
oltre la siepe) giura di non aver sfruttato in nessun modo l’influenza del
padre per arrivare a pubblicare. Possiamo credergli. Se solo Gordon Lish ci
avesse messo le mani, l’avrebbe ridotto della metà. Il romanzo alla fine non è
brutto, ma papà Gordon ne avrebbe fatto un capolavoro.
Grazie, passo le segnalazioni a Simo. Saluti
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