RAM-RON
Catalina, Catalina (racconti, 2001) – La fugitiva (2011)
Ci sono politici
che hanno la velleità di fare gli scrittori (disgraziatamente Veltroni) e
scrittori che diventano vice-presidenti del Nicaragua ai tempi del Frente
Sandinista. E questo è il caso di Sergio Ramírez. La raccolta di racconti Catalina, Catalina, dà l’idea di uno
scrittore solido e affidabile. La
fugitiva conferma l’impressione di solidità. Peccato che sia un libro
intimamente sbagliato. La storia è vagamente ispirata a un personaggio realmente
esistito (la scrittrice costaricense Yolanda Oreamuno) che, dopo aver
abbandonato il paese, muore ancor giovane in Messico, senza peraltro aver
lasciato tracce indelebili nella letteratura mondiale. Ramírez finge (o almeno
il suo protagonista finge) di andare a intervistare tre vecchie amiche della
protagonista. Il problema è che queste tre ottuagenarie non parlano mai come se
avessero una voce propria, ma parlano tutte con la voce dell’autore ovvero
parlano come se stessero scrivendo un libro. Non appena s’affaccia un qualche
personaggio, quelle s’affannano a dire tutto di lui, della sua ascendenza,
della discendenza, del mestiere dello zio, della malattia della sorella minore,
della casa in cui abitava e dell’architetto che aveva costruito quella casa e
che ora era morto, come tutti sanno. Di fatto quello che espongono è il lavoro
di documentazione che Ramírez ha lodevolmente fatto prima di cominciare a
scrivere il libro. Però anche lui deve capire che metterlo in bocca pari pari a
tre vecchie rimbambite è un’operazione più che maldestra. Sarà che io non
ricordo neppure cos’ho mangiato a cena ieri sera, ma l’interminata memoria e la
sicurezza nell’eloquio delle tre babbione sono un buon esempio di come non si
scrive un romanzo.
How to Avoid Sex (2012) – Basal Ganglia (2013)
L’australiano
Matthew Revert è uno scrittore surreale. Frase che effettivamente non vuol dire
nulla, quindi provo a spiegarmi. Revert prende una situazione, la svuota di
ogni connotazione possibile e la presenta nuda e cruda al lettore. Concentration Tongue è un racconto che
parla di una dipendenza. Revert avrebe potuto scegliere il gioco, la droga, il
sesso, la cioccolata, internet, l’alcool o quello che vi pare. Avremmo avuto un
racconto qualunque. Il personaggio di Revert invece scrive compulsivamente la
parola shoes. Perde il lavoro per
quello, perde gli amici, si rovina la vita, ma non può fare a meno di scrivere
senza tregua la parola shoes. Lo
stesso capita con How to Avoid Sex.
Qui il problema è una relazione sessual-sentimentale a cui il protagonista non
vuole cedere perché la ritiene repellente e immorale. Anche qui le possibilità
erano varie (e tutte ampiamente esplorate in letteratura). Poteva trattarsi di
una storia tra due persone dello stesso sesso, tra un minorenne e un adulto,
tra un umano e un animale o tutto quel che può venirvi in mente. Revert sceglie
la relazione tra un uomo e una sedia, visto che lui/lei (chair in inglese è neutro) gode se qualcuno le/gli si siede sopra.
Lo so cosa state pensando. Che Revert è uno scrittore cerebrale. Effettivamente
proprio in un cervello si svolge l’altro suo romanzo, Basal Ganglia. Ingrid e Rollo hanno deciso di ritirarsi dal mondo e
si sono costruiti un rifugio/fortino strutturato esattamente come un cervello
umano. Però a questo punto posso anche dirvi che la cerebralità di Revert è il
male minore. Il problema vero è che la misura del romanzo non fa per lui (molto
meglio i racconti). Revert ha delle buone idee, ma non le articola più di tanto
in una trama. Il che, detto in italiano, significa che Basal Ganglia, con le sue cento e qualcosa pagine appena, è una
palla mortale.
Entre dos aguas (2007)
Sarà che piove
fitto a Francoforte. Sarà che la protagonista è un commissario della polizia
tedesca (potete immaginare l’allegria). Sarà che la protagonista si chiama
Cornelia Weber-Tejedor (ovvero Cornelia Tessitore Tessitore) ed è impegnata a
far dimenticare le sue origini parzialmente latine per dimostrare a tutti di essere
una tedesca affidabile e produttiva. Sarà che lei e i suoi collaboratori sono
una banda d’incapaci da avanspettacolo (prima di un interrogatorio si
riuniscono per decidere quali domande fare e ne compilano una lista e alla fine
commentano che in fondo sono le solite domande che si fanno sempre in quei
casi). Sarà che m’ha preso male fin dall’inizio. Però dovessi dire che vi
consiglio di leggere i libri della catalana Rosa Ribas, attualmente residente
in Germania, vi direi una bugia grossa come una casa.
Abril rojo (2006) – Memorias de una dama (2009) – Oscar y las mujeres (2013)
Ma quant’è bravo
il peruviano Santiago Roncagliolo! Memorias
de una dama tratta di un aspirante scrittore che riceve l’incarico di
scrivere le memorie di una ricca signora. Mettici le reticenze della donna,
mettici i risultati delle sue ricerche personali tra Cuba e la Repubblica
Dominicana, mettici il fatto che lui è squattrinato e per campare sta scrivendo
anche un libro ambientato in Amazzonia (luogo in cui peraltro non ha mai messo
piede), aggiungi che Roncagliolo è davvero bravo a scrivere, il risultato è che
questo romanzo è una vera delizia. Sfortuna vuole che sia uscito solo in Spagna
e poco più. Le vicende della dama adombrano infatti situazioni e personaggi
reali i quali ultimi hanno pensato bene di denunciare Roncagliolo e di bloccare
l’edizione del suo libro in quasi tutti i paesi del mondo. Oscar y las mujeres è il più debole dei tre perché è la storia di
un autore di telenovelas e dei suoi guai
personali che naturalmente s’intrecciano con le vicende della finzione. Ma
definitivamente non è La tia Julia y el
escribidor, purtroppo. Il più riuscito dei tre, però, è Abril rojo: la storia di un uomo ligio
al dovere e ai regolamenti che viene spedito in provincia a far parte di una
commissione elettorale in una zona dilaniata dalla guerriglia. Peccato che lui
attraversi la scena come un Mr. Magoo peruviano, come un uomo caduto sulla
Terra, come un alieno proveniente dal pianeta Qo’noS. Non si accorge di niente.
Non capisce mai niente. E’ cieco e sordo. Un vero genio dell’incoscienza. Un
gran bel libro.
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