lunedì 26 agosto 2013

Gli intraducibili (4): For Whom the Bell Tolls





Avevo letto in italiano Per chi suona la campana di Hemingway all’epoca del liceo e m’era sembrato un bel libro. L’ho ritrovato recentemente in edizione originale (Penguin, 1955) e ho scoperto che:


1) Hemingway fa parlare tutti gli spagnoli come se fossero dei personaggi della Bibbia (Thou shalt not kill) o di una tragedia di Shakespeare (“I am a fool. Thou art nothing” Re Lear, I, 4). La storia si ambienta sulle montagne tra Madrid e Segovia. Quei poveri montanari analfabeti probabilmente parlavano un dialetto scarsamente comprensibile. Ma quel perfetto burino americano di Hemingway (a cui hanno dato il Nobel e a Graham Greene no) pensa che si tratti di un antico castigliano, il castigliano usato da Quevedo. Quando si dice la cultura!

Per questo tutto il libro è disseminato di (stavo per dire littered with) espressioni come: How do they call thee? (p. 7 e 22) What hast thou in the stomach? (p. 18) Until thou hadst horses thou wert with us. Now thou art another capitalist more. (p. 19) Hast thou seen what thou needest? (p. 39) Thou wilt blow no bridge here. (p. 53). Robert e Maria sono soli, infilati nel sacco a pelo, e lui le dice: Thou art very beautiful now. (...) Thou hast a lovely body. (p. 156) Potrei andare avanti così per pagine e pagine. Thinkest thou that thy entry carries importance? (p. 253) If thou hadst seen it thou woudst not call it a novel. (p. 284). Oh, I love thee very much. Thou and thy whisky I could not have. What a pig thou art. (p. 325) Thou, Sanchez. Thou commandest in my place. (p. 356). Thou understandest (...). (p. 378). I will do as thou orderest. (p. 385).

Va da sé che tutti questi dialoghi sono tradotti in italiano corrente e quindi il lettore italiano non può rendersi conto di nulla.


2) Quel perfetto buzzurro americano di Hemingway (a cui hanno dato il Nobel e a Borges no) decide inoltre di intercalare alcune espressioni tipiche spagnole, giusto per buttarla un po’ sul pittoresco, e per fare questo le traduce alla lettera.

Menos mal diventa così Less bad (p. 17, 62, 138, 145 e 275). Fue un placer si trasforma in I received a pleasure (p. 44). ¿Te divertiste anoche? viene reso con Did you divert yourself last night? (p. 77). ¡Qué barbaridad! diviene What a barbarity! (p. 47) o in alternativa How barbarous! (p. 114). E alla fine la migliore di tutte: ¿Qué pasa contigo? che trionfalmente e più volte viene tradotto con What passes with thee? (p. 88, 214, 215 e 296).

Ora, voi lo sapete, a me non piace battere attorno al cespuglio (to beat around the bush), a me piace parlare tacchino (to talk turkey), sciogliermi i capelli (to let my hair down), scendere giù fino ai pomelli d’ottone (to get down to brass tacks), fare un petto pulito di tutto questo (to make a clean breast of it) e, se solo Hemingway fosse ancora vivo e scalciante (alive and kicking), non esiterei a dargli un pezzo della mia mente (a piece of my mind) e a dirgli che questa è una delle cose più stupide che abbia mai letto in vita mia.

Va da sé che nella versione italiana tutto questo non si nota.


3) Quel perfetto bifolco americano di Hemingway (a cui hanno dato un Nobel non per l’opera nel suo complesso, ma per un unico libro di cento e qualcosa pagine, intitolato Il vecchio e il mare) probabilmente non sapeva lo spagnolo o quantomeno non riteneva importante essere preciso con lo spagnolo. Lo si deduce dal fatto che scrive aburmiento invece di aburrimiento (p. 46), Arriba España! Invece di ¡Arriba España! (p. 109),  siga invece di sigue (p. 229), déjamos invece di déjame (p. 258), aguantarse invece di aguantar (p. 282), aspesar invece che a pesar (p. 392). Senza contare coma fué, como so fuera, mat, qué pa che potrebbero essere dei semplici refusi.

Va da sé che nella versione italiana (quasi) tutti questi errori vengono corretti e quindi non si percepiscono.


4) Nel libro tutti i possibili termini offensivi o volgari sono cancellati. Ovvero, come dicono gli inglesi, il libro sembra bowdlerizzato. Ma non si tratta di censura, è stato lo stesso Hemingway a scriverlo così nella speranza di riuscire a venderlo al pubblico più ampio dei Book Club. E così per tutto il testo troviamo insopportabili espressioni del tipo: you lazy drunken obscene unsayable son of an unnameable unmarried gypsy obscenity (p. 35), go then unprintably to the campfire with your obscene dynamite (p. 46) unprintable hunger (p 46), care for thy umprintable dynamite (p. 47), where the un-nameable is this vileness I am to guard? (p. 91), then go and befoul thyself (p. 91), go and obscenity thyself (pp. 204 e 420), go and befoul them (p. 208), where the obscenity have you been? (p. 262), to obscenity with all fascism good (p. 269), obscenity them, oh God and the Virgin, befoul them (p. 282), go defile thyself (p. 285), oh muck my grandfather and muck this whole treacherous muck-face mucking country (...) (p. 349), I obscenity in the midst of the holy mysteries that I am alone (p. 352), go obscenity yourself (p. 374), obscene your trasmission (p. 388), obscenity thy orders (p. 389). E poi la migliore di tutte: go the unprintable and unprint thyself (p. 47). È la migliore perché ci vorrebbe McLuhan per capire come si fa a “distipograficizzarsi”. O ci vorrebbe almeno l’Arcivescovo di Costantinopoli.

Come se non bastasse c’è tutta la serie di me cago en la leche, un’espressione comune in Spagna con riferimento ai genitori (me cago en la leche de tus padres) o alla madre (me cago en la leche de tu puta madre) in cui leche sta per latte materno, ma sta anche a significare sperma. In italiano si può rendere con al diavolo, all’inferno oppure me ne frego di... Quel genio di Hemingway la traduce alla lettera e poi la censura. Il risultato è che abbiamo I obscenity on the milk (p. 262), I obscenity on the milk of your tiredness (p. 91) ...on the milk of your fathers (p. 109)... on the milk of your Republicanism (p. 109)... on the milk of the Republic (p. 118)... on the milk of thy shame (p. 136)... on the milk of all of you (p. 137) ... on the milk of thy cowardice (p. 207)... on the milk of science (p. 407). Senza contare alcune raffinate varianti come I besmirch on the milk of thy duty (p. 91) e I un-name on the milk of their motors (p. 91).

La cosa è tanto più strana se si considera che nel libro compaiono comunque alcune parole scorrette. Abbiamo damned gun a p. 254 e damned careful a p. 350. Abbiamo un god-damn a p. 171, un son of a bitch a p. 427, più tutta una serie di whore (pp. 294 e 406) e di hell (pp. 57, 91, 168, 388 e 420). Dunque non è hell la parola incriminata. Evidentemente è fuck. Il che è dimostrato chiaramente a pagina 353 dove si parla di fornicating wire (che viene tradotto in italiano con porci fili), ma soprattutto a pag. 294 dove troviamo la frase The fornicator ducked back. Il termine censurato qui sarebbe fucker ovvero stupido, stronzo, volendo essere casti si potrebbe rendere con “quel maledetto”. La cosa purtroppo sfugge anche alla traduttrice italiana che traduce piatta piatta: Quel fornicatore è stato svelto a buttarsi giù (Mondadori, 1996, p. 331). Ora, immaginate la scena. Siamo durante la guerra civile spagnola, un montanaro analfabeta spara al nemico, lo manca perché quell’altro si accuccia e lui, con tutto l’aplomb del mondo, arriva a dire: Affé mia, quel fornicatore s’è mostrato ben svelto di gambe. Neanche fossimo in uno sketch dei Monty Python!

Va da sé che di tutta questa bowdlerizzazione nella versione italiana non c’è traccia.




5) Ora, io non ce l’ho coi traduttori. È dal giorno in cui mi sono trovato a fare il traduttore che ho smesso di prendermela con i traduttori. So che è un mestiere duro. Tendenzialmente non un mestiere per gente perbene. La traduttrice di Per chi suona la campana per Mondadori, Maria Napolitano Martone, ha fatto un ottimo lavoro. Ha fatto esattamente quel che bisognava fare. Certo, tradurre I befoul myself in the milk of the springtime (p. 91) con Io caco nel sugo della primavera (p. 101 dell’edizione italiana) non è stata esattamente un’idea brillante, ma non è colpa sua se l’originale è così ridicolo.

Dirò di più, Maria Napolitano Martone non solo ha fatto un ottimo lavoro, ma è riuscita addirittura a migliorare il libro. Considerate questa frase: “È vero che faremo saltare un ponte e poi dovremo scappare da questi monti come cani fottuti?” (p. 51). Secco e asciutto come solo Hemingway sa essere, vero? Peccato che l’originale dica così: “[Is it true] That we blow up an obscene bridge and have to obscenely well obscenity ourselves off out of these mountains?” (p. 47).

Eppure, con tutto questo, il libro è stato tradotto bene. O meglio è stato tradotto nell’unico modo possibile. È questa la tragedia.


1 commento:

  1. Non sono piuttosto d'accordo: http://cifratonda.tumblr.com/post/59418253201/bello-nascere-alla-fine-di-agosto-pare-abbia

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