Il realtà il libro di Ellroy è
traducibilissimo e infatti è uscito in Italia per la Mondadori.
Il problema è che Ellroy ha uno stile
asciutto, quasi scheletrico. La leggenda vuole che, dovendo ridurre
White Jazz da 900 a 400
pagine, lui si sia messo lì e abbia tagliato tutti gli articoli e
tutto quello che si poteva tagliare senza eliminare una sola frase.
Lui poi sostiene che non era White Jazz,
ma L. A. Confidential,
ridotto da 800 a 635 pagine, ma perché dovremmo credergli? Ellroy
scrive così perché vuole scrivere così.
Ellroy ha uno stile
martellante. Tutte frasi brevi, una dietro l'altra. Anafore come se
piovesse e allitterazioni a ogni canto di strada. Se fosse un brano
musicale si direbbe che usa un ritmo sincopato. Se fosse un film
avrebbe un montaggio a pezzi brevi. Ma dato che è un testo letterario parliamo di paratassi
per asindeto.
Ellroy fa un uso
insistito di termini gergali e più in generale della grande,
sterminata, spregiudicata varietà lessicale che l'inglese contempla,
della sua inesauribile plasticità. Tutto questo in italiano non
viene bene. E non è che la traduzione sia scadente. È
l'italiano che non regge la sfida.
Provo a fare tre
esempi, ma potrei farne trecento:
1) “If he knew he would have fungooed
Kemper Boyd.” (Ballantine, 1995, p. 431)
To fungoo è un verbo strano,
non proprio di uso comune e non proprio da educande. È esattamente
quello a cui state pensando, se state pensando a quella tipica
espressione italiana. La versione Mondadori dice: “Se l'avesse
saputo, avrebbe silurato Kemper Boyd.” (Oscar Bestsellers 771,
1997, p. 535). Ed è la traduzione giusta, non c'è niente da fare.
Ma non è la stessa cosa.
2) “Fulo's car dipsy-doodled across
the runaway.” (p. 240)
Doodle
vuol dire scemo, sempliciotto. “Yankee Doodle” cantavano le
truppe inglesi prima della Rivoluzione per prendere in giro
l'esercito yankee.
Deriva dal tedesco Dudeln
(ovvero suonatore di cornamusa, dudelsack)
ed è forse all'origine del termine dude.
To doodle vuol dire
scarabocchiare disegni a caso, distrattamente, pensando ad altro. To
doodle vuol dire procedere a
zigzag, anche in maniera losca e circospetta. I doodles
sono le varianti (i re-design)
del logo di Google.
Dipsy è
l'aggettivo derivato di dipso che è la forma breve di
dipsomaniac, ubriacone. Dipsy è anche qualcosa a metà
tra drunk e tipsy, quindi inebriato, ma non ubriaco
fradicio. Nel gergo del football americano dipsy-doodle è la
finta. To dipsy-doodle quindi dovrebbe voler dire
muoversi non in linea retta, come un ubriaco, apparentemente a caso,
ma con l'intento segreto di ingannare chi ti guarda.
La versione
italiana dice: “L'auto di Fulo attraversò furtiva la pista di
atterraggio” (p. 301). Ed è giusto così. Avrebbe potuto dire di
sghimbescio o a scatti e sarebbe andato ugualmente bene. Resta il
fatto che l'originale è più ricco, è più evocativo. È un'altra
cosa
3) “And for every
month you go unfucking-subpoenaed...” (p. 7)
Questa è
complicata. In inglese, per chiamarti a testimoniare a un processo,
si usa un termine latino: subpoena. Da cui il verbo to
subpoena somebody che vuol dire citare qualcuno in giudizio.
Naturalmente se non ti fai trovare e il messo del tribunale non può
consegnarti il documento, puoi anche andare avanti per un po' e
schivare il processo. Finche non ti beccano.
Howard Hughes non
vuole presentarsi al processo TWA, per questo il suo sgherro Pete
Bondurant lo chiude nel bungalow di un hotel e contemporaneante
ingaggia dei sosia e li piazza nei luoghi più disparati d'America,
propala leggende su inesistenti viaggi all'estero, insomma fa di
tutto perché nessuno possa rintracciarlo. In particolare corrompe i
responsabili dell'albergo dando loro, per ogni mese in cui Hughes la
fa franca, una ventina di azioni della Hughes Tool Company. Ovvero,
dice Pete: “And for every month you go unfucking-subpoenaed I give
them twenty shares...”. La traduzione italiana, e non c'è verso è quella
giusta, dice: “Per ogni mese che riesci a evitare il mandato di
comparizione...” (p. 13).
Ora
considerate questo. Pete Bondurant è il tuttofare del miliardario
Howard Hughes, ma soprattutto è quello che gli procura la cocaina,
l'eroina, la morfina e tutto il resto. Lui, di suo, in realtà
farebbe il killer, tant'è vero che un po' di tempo prima ha
ammazzato anche il proprio fratello, un medico che procurava aborti
illegalmente, ma l'ha fatto senza volere, mentre faceva fuori altra
gente. I suoi genitori, quando l'hanno saputo, gli hanno telefonato
pregando il cielo che non fosse vero. Qualche giorno dopo l'hanno
fatta finita, attaccati al tubo di scarico dell'auto. Quando non
smercia droga e non uccide, Pete organizza estorsioni assieme alla
sua socia Gail. Lei adesca mariti frustrati in albergo e lui arriva
al momento giusto a fotografare la scena. Ora un tipo così non
direbbe mai “per ogni mese che riesci a evitare il mandato di
comparizione” perché questo è il modo di esprimersi di un
avvocato. E Pete non è un maledetto avvocato, he's not a
damned lawyer, a sleazy shyster, a shitty mouthpiece, a lousy
ambulance chaser, he's a dealer, he's a killer, he's a shakedown
artist. Per questo dice
“unfucking-subpoenaed”.
A
questo punto è chiaro perché, quando dico ai miei amici che
American Tabloid è un
grandissimo libro, alcuni di loro mi rispondono che sì,
effettivamente non è male. Non è colpa loro. Non è colpa della
traduzione. Non è colpa di nessuno. È l'ombrello
della zia del giardiniere.
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