Da quando mi hanno regalato un Kobo la mia vita è cambiata.
Ho contratto una malattia che va sotto il nome di “frenesia di scarico”
(“downloading spree”). Negli ultimi quattro mesi ho già scaricato tanti libri da bastarmi per una vita intera. Il fatto che ne legga almeno uno al
giorno non basta. Ne leggo uno e ne scarico dieci. Non c’è soluzione.
Poi c’è un altro problema. Un libro di carta è un oggetto
fisico. Lo apri, lo sfogli, lo metti a scaffale. Lo metti in
archivio. Lo metti a morte. Così come fa il collezionista di farfalle quando
infilza il corpo delle sue vittime. Così come fa Leporello quando, per conto di
Don Giovanni, mette le sue conquiste a catalogo. Con i libri elettronici tutto
questo non si può fare
Per questo ho deciso di mettere qui il catalogo dei libri
che ho letto negli ultimi mesi. L’ordine è quello alfabetico per autore. Va da
sé che non li ho letti in quell’ordine. Quello era l’autodidatta di Sartre.
Asuntos de un hidalgo
disoluto (1994)
Abad Faciolince scrive romanzi brevi. E in un’epoca
in cui anche l’ultimo degli scrittori di thriller si sente in dovere di non
andare sotto le 400 pagine, questo è già un merito. Abad Faciolince
scrive romanzi lievi. Il suo Trattato di
culinaria per donne tristi è un miracolo di leggerezza. Con Asuntos de un hidalgo disoluto (il suo
primo romanzo) raggiunge livelli di rarefazione inaspettati.
Gaspar Medina è un uomo vuoto. Un uomo senza qualità e senza
difetti. Uno che non beve, non fuma. Uno che, da adolescente, s’inventa i
peccati da dire al confessore per non metterlo in sospetto. E subito dopo
confessa l’unico peccato che ha realmente commesso: quello di aver mentito.
Medina è disoluto non perché sia
perverso, ma al contrario perche è etimologicamente sciolto, separato dal resto del mondo. Ricco di famiglia e quindi
lontano dalle angustie economiche e dal lavoro, Medina è ovviamente celibe e
sterile (arriva pure a farsi vasectomizzare) e quando, all’alba dei 72 anni,
sposa la sua segretaria Cunegunda Bonaventura, per la prima notte di nozze
ingaggia il figlio della cuoca. Medina è uno che si crede santo, che vorrebbe
essere un angelo.
A pagina 53 confessa: “Me ha gustado más el labio que el
beso, más el gesto que la mano, más la sonrisa que el gato”. Ecco, nei romanzi
di HAF resta sempre il sospetto che non ci sia il gatto, che non ci sia il
romanzo, che non stia parlando di niente, che ti stia prendendo in giro. Ma
quel che è certo è che rimane il sorriso.
Little Girl Lost (2004)
Il libro di Aleas esce nel 2004 per Hard Case Crime, che è
anche la casa editrice fondata dallo stesso Aleas. E questa normalmente non è
una buona notizia. Però il romanzo non è male, è solo un po’ ovvio. Il
protagonista è un detective privato con la faccia da ragazzino (ha ventinove
anni, ma gli chiedono ancora i documenti all’ingresso di uno strip club). La vittima è la sua fiamma
dei tempi del liceo, ora diventata una stripper.
Il cattivo è un trafficante di droga, grasso e con un nome straniero. Insomma
sa tutto un po’ di muffa, di bei tempi andati. Anche il colpo di scena finale
lo vedi arrivare già cinquanta pagine prima. Poca fantasia e poca originalità,
a cominciare dal nome del protagonista: John Black.
À se tordre (45
racconti, 1891) – Vive la vie (28
racconti, 1892) – Pas de bile! (39
racconti, 1893) – Le parapluie de
l’escouade (39 racconti, 1893) – Rose
et vert-pomme (44 racconti, 1894) – Deux
et deux font cinq (63 racconti, 1895) – On
est pas de boeufs (45 racconti, 1896) – L’arroseur
(26 racconti, 1897) – Le bec en l’air
(51 racconti, 1897) – Amour, délices et orgues (47 racconti,
1898) – Pour cause de fin de bail (52
racconti, 1899) – L’affaire Blaireau (1899)
– Ne nous frappons pas (58 racconti,
1900) – En ribouldingant (36
racconti, 1900) – Le Captain Cap, ses
aventures, ses idées, ses breuvages (54 racconti, 1901) – Le boomerang ou Rien n’est mal qui finit
bien (1912) – À l’oeil (41
racconti, 1921) – Un curieux point de
droit criminel (40 racconti, 1956) – Contes humoristiques (39
racconti, 2008) – Faits divers (81
racconti, 2013).
Allais gioca con le parole e col mondo. Quando parla di
pneumatici non può fare a meno di ricordare il “pneu Mony”, ma soprattutto il “pneu
gordien” quello che non lo taglia neanche Alessandro Magno. Quando gioca
col mondo mette assieme cose che non c’entrano l’una con l’altra. I francesi
hanno un’espressione per questo: le
mariage de la carpe et du lapin.
Ma lui fa di più. Si domanda cosa verrebbe fuori dal matrimonio tra un lupo (loup) e una foca (phoque) e il risultato è loufoque.
Che è un po’ il segno di tutta la scrittura di Alphonse Allais.
El
juguete rabioso (1926) – Aguafuertes
porteñas (1933) – Un viaje terrible
(1941) – El jorobadito y otros cuentos (racconti,
2003)
L’impronunciabile Roberto Arlt era un geniaccio
argentino dotato di grande finezza d’osservazione e di grande capacità di
scrittura. Tra il 1928 e il 1942 lavora per El
Mundo (e da quei pezzi deriva anche Aguafuertes
porteñas) e racconta con acidità, disincanto, amore e compassione la vita
di Buenos Aires. Il suo stile ricorda un po’ quello di Pitigrilli che peraltro
proprio in Argentina, dal 1948 in poi, avrebbe scritto pezzi analoghi (per
stile) per il quotidiano La Razon.
Naturalmente portato a sinistra (come Pitigrilli) finisce a destra. O
quantomeno viene rifiutato dalla sinistra. Grottesco il suo scambio di opinioni
con Rodolfo Ghioldi, burocrate del partito comunista, dopo la pubblicazione di
un pezzo di Arlt su Bandera Roja,
ritenuto fuori linea. Recentemente in Argentina c’è un revival di Arlt (Ricardo
Piglia è in gran parte responsabile di questo), ma faccio fatica a condividere
l’entusiasmo. El juguete rabioso è un
romanzo volgare nel senso bello del termine. Nel senso che è felicemente
amorale e per nulla piagnone (per quanto s’ambienti negli strati più poveri
della popolazione di Buenos Aires). Disgraziatamente non è un romanzo, è una
serie di racconti messi assieme, legati appena da uno stesso protagonista.
Aub, Max
Crimenes ejemplares (1957)
Ne cito soltanto una: “Era un imbecille. Gli avevo detto e spiegato la strada da fare con la
massima chiarezza. Era semplicissimo. Doveva solo attraversare la Reforma
all’altezza del quinto isolato. E tutte e tre le volte lui s’era sbagliato nel
ripeterlo. Gli avevo fatto un prospetto chiarissimo. E lui era rimasto lì a
guardarmi con aria interrogativa: «Be’, non so». E poi aveva alzato le spalle.
C’era da ammazzarlo. Lo feci.”
Barbara, Charles
L’assassinat du Pont
Rouge (1885)
Dovrebbe essere, storicamente, il primo romanzo poliziesco
francese. È per questo che l'ho letto, ma sinceramente non ne vale la pena.
Un modelo para la
muerte (con Jorge Luis Borges, 1946) –
El libro del cielo y del infierno (con Jorge Luis Borges, 1960) – El lado de la sombra (racconti, 1962) – Dormir al sol (1973) – La aventura de un fotógrafo en La Plata (1985)
– Un campeón desparejo (1993) – Máscaras venecianas (racconti, 2003)
Adolfo Bioy Casares ha avuto una grande fortuna nella vita:
quella di essere stato amico e collaboratore di Jorge Luis Borges. Allo stesso
tempo ha avuto una grande disgrazia nella vita: quella di essere stato amico e
collaboratore di Jorge Luis Borges. Se non ci fosse stato Borges ora parleremmo
di lui come di uno dei grandi del Novecento. Disgraziatamente la figura di
Borges lo mette in prospettiva, lo rappetisse.
Non che lui se ne facesse un cruccio. ABC era troppo impegnato a vivere per
preoccuparsi del suo posto nella storia della letteratura. Più mujeriego che intellettuale. Più bon vivant che studioso. Ma splendido e
misterioso autore di racconti (perfino Cortázar gli rende omaggio in Diario para un cuento e Cortázar è un altro
che di storie brevi se ne intendeva). Senza contare che lui, a differenza di
Borges, almeno qualche romanzo l’ha scritto. E che L’invenzione di Morel è un colpo di genio ineguagliato.
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